venerdì 21 dicembre 2012

Dilettanti vanitosi o volontari della cultura?


Mi è capitato di leggere l’articolo di Vassallo pubblicato nella rubrica “Zona critica” del Venerdi di Repubblica (7 dicembre). In maniera ipercritica, con una punta di acidità, l’autrice se la prende con gli iscritti del social network Anobii che, a suo dire, sono “esibizionisti” perchè utilizzano i volumi inseriti nella libreria virtuale a mo’ di penne di pavone. Cita una frase della nonna – qual! – che le suggeriva di non esibire mai i libri posseduti. Ai tempi della nonna poteva essere una raccomandazione dettata dal bon ton, ma qui non trattiamo di una biblioteca personale, ma della struttura di un social network, che come tale ha lo scopo di far creare a ogni componente una biblioteca virtuale in modo da far interagire fra loro gli appassionati di lettura. Se poi, come adombra Vassallo, l’esibizione ha un secondo fine di conoscere e “conquistare” altri soci, non ci vedo niente di male. I modi a disposizione degli esseri umani per entrare in relazione sono tanti, e quelli offerti dalla rete li amplificano. L’osservazione mi fa un po’ sorridere: oggi per “cuccare” si esibiscono altre caratteristiche rispetto a una fornita libreria.
Veniamo al punto dolens delle recensioni in libertà. Scrive la professoressa Vassallo: “gli anobiani recensiscono, commentano, votano” senza criterio, a suo giudizio. Nel social net c’è di tutto, dalle chiacchiere estemporanee a links di recensioni apparse sulla stampa, o comunque redatte con grande competenza. Non ho la certezza ma la sensazione che dietro variopinti nick name si nascondano autori e critici che tengono d’occhio cosa si dice delle loro opere.
Infine, l’anobiano “dilettante vanitoso” (definizione della professoressa) lavorerebbe per i nuovi padroni di Anobii, poche grandi gruppi editoriali anglosassoni.
Lo sa la professoressa che in Italia le recensioni vengono pagate soltanto a pochissimi collaboratori di quotidiani e riviste e il resto è tutto “volontariato culturale”?  Anobii dà la possibilità di scambiare opinioni fra “veri” lettori dello stesso testo, quindi non si rimpianga gli scambi in salotti letterai e librerie londinesi. Le porte dei primi sono aperte a pochi, le seconde sono in via di estinzione. Voglio rassicurare la professoressa: i professionisti della scrittura non hanno niente da temere dai “dilettanti vanitosi”.

Una riflessione seria a margine. La pratica della lettura arranca da sempre in Italia. Proprio per questo ha bisogno di essere diffusa, conseguentemente qualsiasi luogo, virtuale o reale, è buono per parlare di libri, senza arricciare il naso su chi e come ne parla.

Auguri a tutti gli amici dei libri ( e a quelli che lo diventeranno).
 Susanna Daniele

2 commenti:

  1. Cara Susanna,
    sottoscrivo in pieno tutto quello che dici, anche io sono rimasta negativamente colpita da questo articolo. Non capisco poi questo atteggiamento di critica a tutti i costi, tipico di chi non ne conosce i meccanismi reali ma che si è limitato a fare un "giretto" tra le varie biblioteche. Anche per me vale il principio per il quale non si parla mai abbastanza per promuovere la lettura e se quensto avviene tramite un social network, benvenga. Tanto più che da uno si passa a un altro. Se non sbaglio tra i nuovo nati è goodreads? A presto. Sebastiana

    RispondiElimina
  2. cara susanna, e cara sebastiana, avevo perso l'articolo in questione, altrimenti qualche parola non certo simpatica mi sarebbe scappata... Anobii e gli altri social network che consentono di condividere letture e interessi legati ai libri sono una delle poche novità decenti in questo paese dove a volte anche l'azione del leggere in pubblico sembra stravagante... In tempi in cui tutto il mondo del libro naviga in bruttissime acque è bello pensare che - almeno sulla Rete - non siamo soli. E ai libri e ai lettori più che i "dilettanti vanitosi" può fare male, molto male, la spocchia di chi si ritiene depositario di competenze e capacità che altri non hanno... e perché poi non dovrebbero avere?

    RispondiElimina