Credo che il 2013 sarà un anno molto difficile - se non letale - per molti piccoli editori e per molte librerie indipendenti. Credo che almeno in parte le cose dipenderanno anche da noi, dal modo con cui ognuno di noi saprà lavorare sull'idea che comprare un libro significa assai di più che comprare un libro, appunto. Credo che i Libristi dovranno parlare molto nei prossimi mesi di ciò che sta succedendo ai libri, agli editori, alle librerie. A questo proposito mi ha offerto molti spunti l'intervista ad Agnese Manni (della casa editrice Manni) pubblicata sull'ultimo numero de L'indice. Ve ne riporto alcune righe....
Forse per la prima volta nella storia d'Italia sarebbe il caso che ci fosse un intervento pubblico di sostegno all'editoria indipendente, non perché piccolo è bello, ma perché essa garantisce pluralità d'informazione e maggior livello di formazione E sto facendo un discorso tutto interno alla logica produttivista: le nazioni che hanno tassi di lettura alti, sono quelle economicamente più progredite. Il libro è un bene comune nel senso che la lettura è una risorsa pubblica, e - ripeto - risorsa nel senso di ricchezza che produce.
Forse per la prima volta nella storia d'Italia sarebbe il caso che ci fosse un intervento pubblico di sostegno all'editoria indipendente, non perché piccolo è bello, ma perché essa garantisce pluralità d'informazione e maggior livello di formazione E sto facendo un discorso tutto interno alla logica produttivista: le nazioni che hanno tassi di lettura alti, sono quelle economicamente più progredite. Il libro è un bene comune nel senso che la lettura è una risorsa pubblica, e - ripeto - risorsa nel senso di ricchezza che produce.